sabato 26 febbraio 2011

PRESENTAZIONE DEL CANDIDATO SINDACO DEL CENTRODESTRA ENIO PAVONE


Questa mattina alle ore 11,00 si è tenuta nel salone della Villa Comunale, alla presenza di un numerosissimo pubblico, la conferenza stampa di presentazione del candidato sindaco del centrodestra Enio Pavone. Hanno partecipato alla conferenza stampa, oltre ai segretari locali dei partiti della coalizione, l'Assessore provinciale all'Urbanistica Falasca, il Vicesindaco di Teramo Di Sabatino Martina, il Segretario generale della Presidenza della Giunta regionale Mazzarelli, l'Assessore regionale al Turismo Di Dalmazio, l'Assessore regionale ai Trasporti Morra, il Presidente della Provincia di Teramo Catarra e il Presidente della Regione Abruzzo Chiodi.
La coalizione costituita da Popolo della Libertà, Liberalsocialisti, Udc, Lega Nord, dalla costituenda lista in appoggio al candidato sindaco è aperta al confronto e all'allargamento alle varie forze civiche alternative al monocolore PD e che stanno contribuendo ad animare il dibattito politico in città.

giovedì 17 febbraio 2011

DI MARCO E FORNACIARI (PDL):STRADE PERICOLOSE, PIANO ASFALTI INSUFFICIENTE



Roseto degli Abruzzi, lì 17/02/11

Alla c.a. organi di informazione

OGGETTO: COMUNICATO STAMPA

Con la gentile richiesta di pubblicazione

Con l’approvazione della delibera N°118 del 21/10/10 l’amministrazione comunale ha autorizzato il primo lotto dei lavori di manutenzione straordinaria per le strade del nostro territorio comunale.
La tempistica di questo provvedimento ha già interessato il dibattito politico con varie dichiarazioni che hanno evidenziato la strana coincidenza di questo intervento con l’imminente appuntamento elettorale, tentativo maldestro di mostrare alla popolazione un tardivo interessamento alla viabilità ed alla sicurezza dopo anni di assoluto immobilismo e di mancato recepimento delle segnalazioni dei cittadini.
“L’intervento di 450.000 euro previsti dalla Giunta Comunale e dall’Assessore De Vincentiis riguarderebbe, secondo quanto dichiarato a mezzo stampa da quest’ultimo, sessanta strade del nostro territorio comunale” dichiara Dante Di Marco, consigliere comunale e vice-coordinatore cittadino del PDL. “La mappatura dell’intervento non tiene in debita considerazione alcune importanti zone della città. Vengono tralasciate intere aree dove le strade sono un vero e proprio colabrodo, dove vi sono seri problemi di circolazione, problemi con la segnaletica verticale e orizzontale, con  l’illuminazione e lo scorrimento delle acque piovane.”
“Emblematico è il caso di Campo a Mare e della zone collinari come Contrada Frischia e Contrada Spinaci dove nonostante le innumerevoli segnalazioni dei cittadini non è previsto alcun intervento. In particolare a Campo a Mare vi è la necessità del rifacimento di Via Marconi, Via Gioia, Via Volta, Via Fermi, Viale Nenni, Via Di Vittorio, Via Giovanni XXIII, Via Galvani, Viale Europa, Viale America e Via Asia. In alcune di queste strade dal 1975, secondo quanto riferitoci dai cittadini, fino ad oggi non vi è stato alcun intervento” dichiara Fabrizio Fornaciari, Dirigente provinciale di Giovane Italia (PDL) “Abbiamo documentato con numerose fotografie, pubblicate sui nostri blog, lo stato in cui versano le strade in questione nonostante le innumerevoli sollecitazioni dei cittadini: sollecitazioni rimaste, come prevedibile, inascoltate. Chiediamo quindi di intervenire al più presto anche nelle aree da noi indicate”
“Vigileremo” concludono Di Marco e Fornaciari “affinché quanto da noi proposto sia effettivamente realizzato”.
Con la presente si porgono distinti saluti.

Dante Di Marco                                                               Fabrizio Fornaciari
Consigliere comunale                                                      Dirigente provinciale
Vice-coordinatore PDL                                                   Giovane Italia (PDL)
Roseto degli Abruzzi
 Via Gioia, Campo a Mare
 Via Di Vittorio, Campo a Mare
 Contrada Frischia
Contrada Giardino


lunedì 7 febbraio 2011

PRG ROSETO: CONFERENZA STAMPA CENTRODESTRA

Roseto, consiglieri centrodestra: "Ritirate il PRG prima che lo faccia qualcun altro"



fonte: cityrumors.it

Roseto. Il centrodestra interviene sul parere inviato al Comune di Roseto degli Abruzzi da parte della Regione Abruzzo sulla variante generale al Piano Regolatore che l’attuale amministrazione Di Bonaventura ha predisposto attraverso lo studio del Prof. Nigro e dei suoi collaboratori. I consiglieri d'opposizione (Norante e Di Marco del Pdl; Marini, Caporaletti e Caponi dei Liberalsocialisti) hanno sottolineato “l’illegittimità della procedura adottata con la consultazione preliminare all’adozione che è stata svolta dalla fine di marzo al mese di ottobre dello scorso anno, nella quale la variante è stata portata in giro e illustrata pubblicamente in riunioni con cittadini, con vari imprenditori e nelle sezioni del Partito Democratico raccogliendo ufficiosamente e ufficialmente suggerimenti e osservazioni che hanno prodotto un’infinità di modifiche sostanziali alla documentazione inizialmente protocollata in Comune alcune delle quali senza essere richieste, altre richieste e apportate ed altre ancora non apportate seppur richieste. Modifiche nella maggior parte dei casi fatte senza  alcuna motivazione, né tecnica e tantomeno politica”.
La Regione avrebbe chiarito che la normativa regionale abruzzese, a differenza di altre regioni, non contemplerebbe tale procedura, prevista solo dopo l’adozione del piano, la sua pubblicazione e la presentazione delle osservazioni da parte dei cittadini interessati a farlo.
Un altro aspetto fondamentale chiarito nella nota regionale riguarderebbe l’incompatibilità e il dovere di astenersi dalla partecipazione e dal voto di assessori, consiglieri comunali o componenti di organismi collegiali deputati all’esame della variante al PRG e tenuti al rilascio di pareri nel caso di presenza di dichiarati interessi propri o di parenti e affini entro il quarto grado. Procedura sulla trasparenza che, secondo l'opposizione, finora non sarebbe stata seguita nelle sedute delle commissioni sul tema. Come non sarebbe possibile l'adozione con votazioni separate e frazionate di diverse porzioni del PRG,” che la maggioranza di centro-sinistra avrebbe intenzione di svolgere sulla base dei costosi pareri richiesti a legali esterni si legge nella nota dei consiglieri di centrodestra - Si vorrebbe approvare il PRG come un vero e proprio spezzatino, approvandolo tavola per tavola, in modo da evitare la presenza di proprietà di consiglieri incompatibili al momento del voto. Appare evidente che le risposte fornite dalla Regione suonano come una vera e propria bocciatura di quanto fatto finora da Di Bonaventura, Frattari e compagni, andati avanti nonostante le polemiche di questi ultimi mesi e i suggerimenti inascoltati delle opposizioni. L’auspicio è che, questa volta, invece di dimostrare la solita arroganza e di continuare a spendere inutilmente i soldi della collettività rosetana, il Partito Democratico, per il bene di Roseto, blocchi l’iter della variante al PRG prima che lo faccia qualcun altro”.

sabato 5 febbraio 2011

PINUCCIO TATARELLA: IL RICORDO.

“Ci ha insegnato cos’è la destra”. In ricordo di Pinuccio Tatarella
«Ma che cos’è la destra? Cos’è la sinistra?». Tatarella si pose la domanda assai prima dell’irriverente quesito musicale di Giorgio Gaber e scrisse: «Destra e sinistra sono alternative, rappresentano valori alternativi, il centro non è un valore. È una zattera, è un traghetto che va dalla riva destra a quella sinistra, ospita passeggeri quando una delle due rive è debole, rimane senza passeggeri quando tutte e due le rive sono forti». Cosi Pinuccio Tatarella a metà degli anni ’80 sulla rivista Destra Politica, una delle tante che ha fondato per animare e riempire di contenuti il dibattito politico. Lo vogliamo ricordare insieme a tanti che hanno condiviso con Tatarella un appassionante percorso politico, soprattutto come grande costruttore del bipolarismo italiano.
Tatarella più di ogni altro sollecitò la classe dirigente della destra italiana ad uno sforzo di modernizzazione. Guardava avanti e aveva obbiettivi molto chiari. Il presidenzialismo per rafforzare la democrazia diretta e la costituzione di un ampio schieramento di centrodestra per unire la grande maggioranza di italiani moderati. Tatarella aveva sottolineato da sempre la superiorità numerica dell’area alternativa alla sinistra. Ma il consociativismo e l’arrendevolezza dell’area di centro avevano regalato alla sinistra italiana uno spazio e un potere decisionale che democraticamente non avrebbe mai conseguito.
È stato Tatarella il più convinto assertore della nascita di Alleanza nazionale e del ricambio generazionale della classe dirigente della destra politica. Cosi come è stato un infaticabile tessitore dell’alleanza di centrodestra, anche quando dopo il ’96 la sconfitta alle politiche aveva creato momenti difficili. Fu proprio allora che Tatarella lanciò la formula «Oltre il Polo» non solo per unire all’alleanza An-Forza Italia energie del mondo moderato e cattolico, ma in realtà anche per riprendere il dialogo con la Lega che si era bruscamente interrotto alla fine del 1994.
Tatarella fu il cucitore del rapporto indissolubile con Berlusconi. Ma Tatarella non interruppe mai i rapporti nemmeno con la Lega Nord, anche nei momenti più difficili. E questa sua perseveranza contribuì, insieme all’impegno di altri esponenti del centro-destra a ricomporre una coalizione che si presentò vincente alle regionali del 2000 e alle politiche del 2001. Ma Pinuccio non ha potuto vivere questa nuova stagione del centrodestra. Oggi che da alcune parti si mette in discussione il bipolarismo, il suo insegnamento e il suo esempio tornano quanto mai di attualità. Del resto il fatto che Tatarella sia stato un protagonista fecondo e decisivo della vita politica italiana lo dimostra il fatto che viene spesso citato nelle discussioni politiche. Proprio perché le sue scelte, le sue affermazioni hanno inciso profondamente e positivamente nella politica italiana. Lo ricorderemo domani mattina a Bari con la moglie Angiola al Terminal Crociere e martedì a Roma con un confronto sul bipolarismo a cui parteciperanno Matteoli e Violante, Veneziani e Polito. Perché riteniamo che in questo momento si debba difendere la costruzione bipolare a cui Tatarella ha dedicato tante energie. Ha sempre agito per prosciugare le paludi dell’indecisionismo e dell’opportunismo. Contrastando l’ambiguità di chi è sempre stato pronto a schierarsi dall’una o dall’altra parte a seconda delle convenienze o soprattutto delle aspettative dei risultati. Ha anche combattuto contro i «poteri forti», contrastandone il continuo condizionamento della vita politica. Facendo appello alla democrazia dei cittadini. Non a caso quindi convinto presidenzialista e fautore dell’ampliamento degli spazi di tutela dei diritti del cittadino. Su questi temi seppe confrontarsi a 360 gradi. Ottenendo non soltanto il consenso di tanti che ne hanno seguito il percorso e l’insegnamento ma anche il rispetto di chi dall’altra riva lo contrastava riconoscendone le evidenti qualità politiche.
Tatarella è stato un grande stratega, e la sua scomparsa, l’8 febbraio del 1999, ha lasciato un vuoto nella destra politica Italiana.
Molte delle difficoltà odierne, e delle innaturali divisioni di questi ultimi mesi con Pinuccio Tatarella di sicuro non sarebbero mai esistite.
Ricordarlo oggi vuol dire difendere le ragioni del bipolarismo, la politica delle due rive, rinunciare ad ambiguità e a confusioni. Tatarella avrebbe certamente considerato un reato politico utilizzare spazi politici e voti dell’area moderata per ridare una chance ad una sinistra strutturalmente perdente. Lui è sempre stato convinto che il 60%- 65% degli italiani si riconosca in un’area moderata. E anche oggi la situazione conferma questa analisi. Dividere questa vasta area, come accadde alle elezioni politiche del 1996, vorrebbe dire ridare alla sinistra strutturalmente perdente delle possibilità di rivincita. Fu proprio nel 1996 quando il centrodestra si presentò diviso che raggiunse, sommando il voto delle sue singole liste, il suo massimo consenso. Ma una sinistra minoritaria vinse proprio grazie a questa fratture.
L’armonia, la coesione del centrodestra, la coerenza dei principi fondamentali della destra senza mai cedere a nostalgismi sono le coordinate principali dell’azione di Pinuccio Tatarella.
Sono le stesse coordinate che tutta una comunità umana e politica che continua a fare riferimento a lui non intende tradire.
Pinuccio a Giorgio Gaber in cielo avrà risposto col suo sorriso che cos’è la destra lui lo sapeva bene.
E ce l’ha insegnato.


Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri

venerdì 4 febbraio 2011

LA GENERAZIONE INVISIBILE. Anticipò Fiuggi quando Fini ostacolava la svolta


di Fabio Rampelli*

Fonte: Pagina Facebook Fabio Rampelli

Nel Giorno della Memoria, del dolore e della vergogna, non poteva esserci spazio per analisi retrospettive. La Shoah andava ricordata con compostezza e nel raccoglimento. Ma oggi sì, oggi si deve dire forte e chiara la verità, perché quanto accaduto nella destra è parte integrante della storia d'Italia e rimarrà nella memoria collettiva. Ringraziare la generazione invisibile è un atto di giustizia 

Gianfranco Fini ha subìto la modernizzazione della destra

Non è stato Gianfranco Fini a portare la destra fuori dall'eredità del fascismo, lontano dalle insidie del neofascismo, al riparo dal negazionismo, dal razzismo, dalle discriminazioni nei confronti dei "diversi". Se vogliamo dirla tutta ci sono altre personalità importanti che, in maniera goffa, si affaticano a piegare alla propaganda qualunque iniziativa possa sdoganarne un passato imbarazzante. Ma lui è il caso più emblematico di un trasformismo strumentale che ha 'miracolosamente illuminato' una classe dirigente oscurantista. Affermare il contrario significa mistificare la realtà e consegnare ai “propilei” della vicenda italiana un racconto di fantasia. Fini si è accomodato, dopo tangentopoli, in una sceneggiatura già scritta per una destra che, sgretolatasi la Democrazia Cristiana, si indirizzava verso la naturale evoluzione moderata. Diciamolo con franchezza, a quel punto non è che ci volesse una scienza per capire il da farsi. Bisognava solo farlo bene, senza gettare tutto alle ortiche per ricostruirsi una verginità. Soprattutto, bisognava farlo davvero, declinando i vecchi valori nei nuovi scenari.

Confusione: tu volevi imbalsamare anche l'ultima più piccola emozione 

Il clima 'rivoluzionario' post-tangentopoli, come sempre accade, ha creato una grande confusione, ha consentito ai razzisti di confondersi nella folla, ai golpisti di nascondersi dietro ai lealisti, agli infiltrati dai servizi di mischiarsi con quelli che li volevano cacciare, a coloro che volevano “l'Italia come l'America latina” e tifavano per le dittature militari di dichiararsi convinti democratici, ai nostalgici incalliti di farsi scudo dei 'futuristi'. Del resto i temi elencati non si prestano a cambiare opinione dal giorno alla notte, con un'intervista a effetto, parlando da un palco e fingendo di essere nati il giorno prima. Anche se l'attuale presidente della Camera dei deputati ci avrebbe poi abituati a infiniti ripensamenti, sul valore della vita, sulla famiglia, sul rapporto immigrazione-integrazione, sulla giustizia, sul federalismo, sulla religione, sull'omosessualità... Magari qualche bravo giornalista innamorato del proprio mestiere potrebbe farsi venire voglia di esplorare meglio quelle ricostruzioni sommarie dettate dalla fretta. Ernesto Galli Della Loggia, Claudia Terracina, Giovanni Bianconi, Sandro Provvisionato, Adalberto Baldoni oppure qualche direttore di rango, Mario Sechi, Maurizio Belpietro... Per loro sono pronte le nostre testimonianze al fine di comporre finalmente il 'libro-verità' sulla destra.

La 'generazione invisibile''

Qui non c'è lo spazio per indagare a fondo, per fare i nomi, ma solo quello per ringraziare tardivamente la "generazione invisibile" che ha anticipato Fiuggi, anche sulle orme di quella destra eretica e minoritaria che, come un fiume carsico, ha attraversato la storia del nostro movimento fin dal secondo dopoguerra. Ha dato dignità culturale a quella che sarebbe diversamente stata la nascita di un mero prodotto commerciale per elettori e mass media, praticamente una 'svendita'. Finora nessuno l'ha fatto, perché il tema per i 'trasformisti' era la ricerca di protezioni e legittimazioni. Le consorterie cercavano di accalappiarsi il 'neofascista' di turno per avere cittadinanza nel nuovo corso, non si mettevano certo a fare distinguo culturali, non gliene importava un fico secco; il 'neofascista' spaurito cercava a sua volta la legittimazione di un 'protettore' che gli agevolasse la carriera. Ma dietro le quinte, oltre lo schermo televisivo che dava forma al 'nuovo', uno scontro feroce si era consumato nel silenzio. E aveva il suo spessore.
La "generazione invisibile" andò allo scontro con l'establishment perché odiava la violenza e il razzismo e riteneva che il fascismo si dovesse consegnare alla storia, senza più promiscuità.

Mille episodi di una battaglia solitaria, tra divieti, ostracismi e gelo

Sfidò i divieti e organizzò un'assemblea antirazzista in una sezione del Msi, con due attuali parlamentari del Pd, Roberto Giachetti ed Enrico Gasbarra e l'indimenticato don Luigi Di Liegro, allora direttore della Caritas diocesana. Varcarono la soglia di 'Colle Oppio', ritenuta una tra le più "pericolose" sedi della destra, segnando un fatto storico mai abbastanza celebrato. Sul filo dell'espulsione, dormì in tenda in un parco pubblico in solidarietà con un extracomunitario aggredito dai naziskin e coi naziskin sostenne uno scontro feroce, né protetta dal suo partito né, tantomeno, dalla sinistra.  Assumendo posizioni finalmente chiare e pagandole a caro prezzo.
Una storia disconosciuta, eppure drammaticamente vera. La “generazione invisibile” occupò la sede di un Centro per malati di Aids per difenderla da una protesta di scalmanati privi di carità che avevano scambiato l'Hiv per una peste contagiosa, i malati per dei paria. Alla testa dei facinorosi c'erano due futuri parlamentari del PdL. Riportò la destra studentesca all'interno de 'La Sapienza' dopo la cacciata del 16 marzo 1968, ma lo fece con la goliardia, la cultura, il dialogo, la pacificazione, la non-violenza, mentre altri incitavano all'uso delle armi e l'accusavano di codardia perchè non reagiva alle aggressioni degli ultra-comunisti. Puntavano a un'altra spirale di odio, ma sono rimasti delusi. Varò liste universitarie di coalizione, intitolate alla 'Comunità studentesca', accadeva cioè all'Università ciò che nella società si sarebbe verificato vent'anni dopo. Scontate furono le critiche, gli insulti, le accuse di tradimento che fioccarono dall'estabilishment per l'alleanza con ambienti cattolici. Consegnò, il 24 novembre del 1992, al Rabbino capo Elio Toaff, nel corso della cerimonia d'inaugurazione dell'anno accademico de 'La Sapienza', una lettera aperta alla Comunità ebraica con la quale si ripudiava senza appello il razzismo, si giudicavano un 'orrore' le leggi razziali del 1938, sfidando l'allora segretario del Msi Gianfranco Fini. Dieci anni più tardi avrebbe detto le stesse cose, in maniera più interessata e insincera. La prova? All'epoca nemmeno una telefonata d'incoraggiamento, solo un grande gelo. Lasciamo stare poi la scoperta di una possibile 'nonna ebrea' effettuata nelle ultime ore... Solo perchè a commentarla ci si metterebbe sullo stesso piano.Ha fondato il volontariato a destra, portando aiuti umanitari o costruendo opere in Croazia, Slovenia, Bosnia, Romania, Kosovo, Nigeria, Sahara occidentale, Argentina, Afghanistan, Congo, Sudan e volando in Israele per conoscere l'esperienza dei kibbutz.
Ha attraversato per trent'anni i viali del cimitero monumentale e reso omaggio ai 'figli d'Italia' che hanno costruito con il loro sacrificio la nostra nazione e composto la sua identità, facendo sosta davanti al muro degli ebrei deportati nei campi di sterminio, senza fare conferenze stampa.
Aveva tolto i busti del duce dalle sedi (o forse non li aveva mai messi) ben prima che lo imponesse la 'realpolitik', veniva definita con disprezzo 'demoproletaria' perché portava da mangiare agli indigenti, immigrati compresi, puliva il sedere ai ragazzini nei Centri estivi invece di indossare la mimetica ed esibire una mascella quadrata, aveva scoperto che non c'è solo la droga, ma ci sono anche i drogati e sono ragazzi innocenti la cui psicologia è bello indagare e comprendere, per recuperarli alla vita. Occorreva ripararli da slogan altisonanti e mortiferi, smetterla di criminalizzarli, saldarli con le Comunità terapeutiche per provare a ricostruirne la personalità. Promuoveva un'ecologia militante, spegneva gli incendi boschivi, bloccava le centrali nucleari, puliva le spiagge d'inverno, difendeva il verde dal cemento, tutelava il paesaggio, coltivava la bellezza delle 'città nuove' e studiava il modo per trasferirle nel Terzo millennio. Così bizzarra e solida da indirizzare poteri economici e lobbies verso gli interessi generali, senza piegarsi, da non trovarsi mai iscritta sul libro paga di qualcuno, dal saper fronteggiare consorterie irresistibili con la forza del progetto, delle idee, della fede. 

Sempre per sempre dalla stessa parte 

... Una generazione che è sempre stata dalla stessa parte l'ha sempre pensata allo stesso modo, senza attendere il colpo di falce del pool 'mani pulite' e oggi viene dipinta da Curzio Maltese, editorialista di Repubblica, "setta evoliana che inscena riti esoterici....". Troppo autentici questi ex-ragazzi, ora anche parlamentari, assessori, ministri, troppo scanzonati e troppo seri, forse pericolosi per la perseveranza con la quale alimentano i sogni, portandoli nel cuore del potere. Meglio chiuderli nel barattolo del folclore tanto caro a Corrado Guzzanti in “Fascisti su Marte”. Ciao Curzio, quando vuoi conoscerci siamo qui... Nessun rancore. E' stata la “generazione invisibile” a costruire la 'destra presentabile', Fini non c'entra. Anzi, se Fini non avesse avuto Pinuccio Tatarella probabilmente starebbe ancora avvolto nel suo impermeabile avana nelle ore diurne e indosserebbe l'orbace nelle rimpatriate dal 'federale'. Furono un nugolo d'intellettuali e un manipolo di temerari, inebriati dalla cultura del fare, i protagonisti di una rivoluzione antropologica che viene da lontano. Ma quelli che passavano da “Mussolini più grande statista del secolo” a Fiuggi in pochi minuti, dovevano liquidare la storia della destra in un colpo solo, per essere credibili nel loro pentimento. Erano incapaci di congiungerla con la non-violenza, l'integrazione, il rispetto per la persona, le etnie, le religioni, le tradizioni, la comprensione del “diverso da sé”, la solidarietà, la democrazia, l'economia sociale di mercato, l'ecologia e si apprestavano a distruggerla. Mentre si smontava l'dentità la generazione invisibile visitava le terre di bonifica, studiava l'E 42, si ricongiungeva con gli eroi a El Alamein, visitava Fiume e Pola, s'inchinava davanti alla foiba di Basovizza, s'arrampicava sui gradoni di Redipuglia, lì si sgolava nell'inno di Mameli, parlava dei 'ragazzi di Salò' almeno con lo stesso linguaggio di Luciano Violante e Francesco De Gregori.“Qui si fa l'Italia o si muore, dalla parte sbagliata, in una bella giornata, si muore”... Si può modernizzare, senza cancellare tutto.

Grazie ragazzi, protagonisti del XX secolo

Gianfranco Fini con questa storia non c'entra, è stato la faccia giusta capitata nel momento giusto e non ha mai avuto l'umiltà di un gesto disinteressato. Non ha emancipato la destra, non l'ha condotta verso il futuro, né saprà farlo adesso. E' ora di sfatare questo luogo comune. Mi dispiace per la sua nonna Navarra, ma lui è sempre stato così, alla ricerca dei colpi di teatro, incapace di travagli interiori. Grazie ragazzi, fossi la terza carica dello Stato non mi sarei dimenticato di voi, avrei trovato il modo, tra mille convegni inutili e noiosi nella sala della Lupa, di coniare una medaglia, istituire un premio oppure, in collaborazione con le Poste italiane, annullare un francobollo. Avrebbe avuto un'immagine di libertà e ci sarebbe stato scritto sotto “Alla generazione invisibile, protagonista del XX secolo”. 

 * parlamentare Popolo della Libertà



Sono comparsi in questo brano: Paolo Colli, Alessandro Vicinanza, Giovanni Blini, Francesco Quintiliani, Basilio Catanoso, Pier Paolo Terranova, Roberto Mele, Massimo Milani, Giampaolo Rossi, Ciro Maschio, Giovanni Alibrandi, Paolo Di Caro, Marco e Laura Marsilio, Marco Scurria, Gloria Sabatini, Salvo Pogliese, Corrado Buratti, Maria Grazia Stuarda, Francesco Gasperoni, Fabio Di Clemente, Giovambattista Spugna, Roberto Corona, Francesco Antonelli, Federico Mollicone, Giuseppe Pezzotti, Emanuela Rompi, Francesco Pristerà, Lalla, Stefano Giusti, Francesco Scarfì, Francesco Lollobrigida, Bibi, Gianluca Tigre, Luca Corsaletti, Luca Colonna, Nicola Procaccini, Camillo Scoyni e centinaia di altri preziosissimi semi-sconosciuti che hanno anticipato in modo chiassoso una silenziosa operazione trasformistica e altrettanti che gli stanno dando seguito.