fonte: ilgiornale.it
«Ma che cos’è la destra? Cos’è la sinistra?». Tatarella si pose la domanda assai prima dell’irriverente quesito musicale di Giorgio Gaber e scrisse: «Destra e sinistra sono alternative, rappresentano valori alternativi, il centro non è un valore. È una zattera, è un traghetto che va dalla riva destra a quella sinistra, ospita passeggeri quando una delle due rive è debole, rimane senza passeggeri quando tutte e due le rive sono forti». Cosi Pinuccio Tatarella a metà degli anni ’80 sulla rivista Destra Politica, una delle tante che ha fondato per animare e riempire di contenuti il dibattito politico. Lo vogliamo ricordare insieme a tanti che hanno condiviso con Tatarella un appassionante percorso politico, soprattutto come grande costruttore del bipolarismo italiano.
Tatarella più di ogni altro sollecitò la classe dirigente della destra italiana ad uno sforzo di modernizzazione. Guardava avanti e aveva obbiettivi molto chiari. Il presidenzialismo per rafforzare la democrazia diretta e la costituzione di un ampio schieramento di centrodestra per unire la grande maggioranza di italiani moderati. Tatarella aveva sottolineato da sempre la superiorità numerica dell’area alternativa alla sinistra. Ma il consociativismo e l’arrendevolezza dell’area di centro avevano regalato alla sinistra italiana uno spazio e un potere decisionale che democraticamente non avrebbe mai conseguito.
È stato Tatarella il più convinto assertore della nascita di Alleanza nazionale e del ricambio generazionale della classe dirigente della destra politica. Cosi come è stato un infaticabile tessitore dell’alleanza di centrodestra, anche quando dopo il ’96 la sconfitta alle politiche aveva creato momenti difficili. Fu proprio allora che Tatarella lanciò la formula «Oltre il Polo» non solo per unire all’alleanza An-Forza Italia energie del mondo moderato e cattolico, ma in realtà anche per riprendere il dialogo con la Lega che si era bruscamente interrotto alla fine del 1994.
Tatarella fu il cucitore del rapporto indissolubile con Berlusconi. Ma Tatarella non interruppe mai i rapporti nemmeno con la Lega Nord, anche nei momenti più difficili. E questa sua perseveranza contribuì, insieme all’impegno di altri esponenti del centro-destra a ricomporre una coalizione che si presentò vincente alle regionali del 2000 e alle politiche del 2001. Ma Pinuccio non ha potuto vivere questa nuova stagione del centrodestra. Oggi che da alcune parti si mette in discussione il bipolarismo, il suo insegnamento e il suo esempio tornano quanto mai di attualità. Del resto il fatto che Tatarella sia stato un protagonista fecondo e decisivo della vita politica italiana lo dimostra il fatto che viene spesso citato nelle discussioni politiche. Proprio perché le sue scelte, le sue affermazioni hanno inciso profondamente e positivamente nella politica italiana. Lo ricorderemo domani mattina a Bari con la moglie Angiola al Terminal Crociere e martedì a Roma con un confronto sul bipolarismo a cui parteciperanno Matteoli e Violante, Veneziani e Polito. Perché riteniamo che in questo momento si debba difendere la costruzione bipolare a cui Tatarella ha dedicato tante energie. Ha sempre agito per prosciugare le paludi dell’indecisionismo e dell’opportunismo. Contrastando l’ambiguità di chi è sempre stato pronto a schierarsi dall’una o dall’altra parte a seconda delle convenienze o soprattutto delle aspettative dei risultati. Ha anche combattuto contro i «poteri forti», contrastandone il continuo condizionamento della vita politica. Facendo appello alla democrazia dei cittadini. Non a caso quindi convinto presidenzialista e fautore dell’ampliamento degli spazi di tutela dei diritti del cittadino. Su questi temi seppe confrontarsi a 360 gradi. Ottenendo non soltanto il consenso di tanti che ne hanno seguito il percorso e l’insegnamento ma anche il rispetto di chi dall’altra riva lo contrastava riconoscendone le evidenti qualità politiche.
Tatarella è stato un grande stratega, e la sua scomparsa, l’8 febbraio del 1999, ha lasciato un vuoto nella destra politica Italiana.
Molte delle difficoltà odierne, e delle innaturali divisioni di questi ultimi mesi con Pinuccio Tatarella di sicuro non sarebbero mai esistite.
Ricordarlo oggi vuol dire difendere le ragioni del bipolarismo, la politica delle due rive, rinunciare ad ambiguità e a confusioni. Tatarella avrebbe certamente considerato un reato politico utilizzare spazi politici e voti dell’area moderata per ridare una chance ad una sinistra strutturalmente perdente. Lui è sempre stato convinto che il 60%- 65% degli italiani si riconosca in un’area moderata. E anche oggi la situazione conferma questa analisi. Dividere questa vasta area, come accadde alle elezioni politiche del 1996, vorrebbe dire ridare alla sinistra strutturalmente perdente delle possibilità di rivincita. Fu proprio nel 1996 quando il centrodestra si presentò diviso che raggiunse, sommando il voto delle sue singole liste, il suo massimo consenso. Ma una sinistra minoritaria vinse proprio grazie a questa fratture.
L’armonia, la coesione del centrodestra, la coerenza dei principi fondamentali della destra senza mai cedere a nostalgismi sono le coordinate principali dell’azione di Pinuccio Tatarella.
Sono le stesse coordinate che tutta una comunità umana e politica che continua a fare riferimento a lui non intende tradire.
Pinuccio a Giorgio Gaber in cielo avrà risposto col suo sorriso che cos’è la destra lui lo sapeva bene.
E ce l’ha insegnato.
Tatarella più di ogni altro sollecitò la classe dirigente della destra italiana ad uno sforzo di modernizzazione. Guardava avanti e aveva obbiettivi molto chiari. Il presidenzialismo per rafforzare la democrazia diretta e la costituzione di un ampio schieramento di centrodestra per unire la grande maggioranza di italiani moderati. Tatarella aveva sottolineato da sempre la superiorità numerica dell’area alternativa alla sinistra. Ma il consociativismo e l’arrendevolezza dell’area di centro avevano regalato alla sinistra italiana uno spazio e un potere decisionale che democraticamente non avrebbe mai conseguito.
È stato Tatarella il più convinto assertore della nascita di Alleanza nazionale e del ricambio generazionale della classe dirigente della destra politica. Cosi come è stato un infaticabile tessitore dell’alleanza di centrodestra, anche quando dopo il ’96 la sconfitta alle politiche aveva creato momenti difficili. Fu proprio allora che Tatarella lanciò la formula «Oltre il Polo» non solo per unire all’alleanza An-Forza Italia energie del mondo moderato e cattolico, ma in realtà anche per riprendere il dialogo con la Lega che si era bruscamente interrotto alla fine del 1994.
Tatarella fu il cucitore del rapporto indissolubile con Berlusconi. Ma Tatarella non interruppe mai i rapporti nemmeno con la Lega Nord, anche nei momenti più difficili. E questa sua perseveranza contribuì, insieme all’impegno di altri esponenti del centro-destra a ricomporre una coalizione che si presentò vincente alle regionali del 2000 e alle politiche del 2001. Ma Pinuccio non ha potuto vivere questa nuova stagione del centrodestra. Oggi che da alcune parti si mette in discussione il bipolarismo, il suo insegnamento e il suo esempio tornano quanto mai di attualità. Del resto il fatto che Tatarella sia stato un protagonista fecondo e decisivo della vita politica italiana lo dimostra il fatto che viene spesso citato nelle discussioni politiche. Proprio perché le sue scelte, le sue affermazioni hanno inciso profondamente e positivamente nella politica italiana. Lo ricorderemo domani mattina a Bari con la moglie Angiola al Terminal Crociere e martedì a Roma con un confronto sul bipolarismo a cui parteciperanno Matteoli e Violante, Veneziani e Polito. Perché riteniamo che in questo momento si debba difendere la costruzione bipolare a cui Tatarella ha dedicato tante energie. Ha sempre agito per prosciugare le paludi dell’indecisionismo e dell’opportunismo. Contrastando l’ambiguità di chi è sempre stato pronto a schierarsi dall’una o dall’altra parte a seconda delle convenienze o soprattutto delle aspettative dei risultati. Ha anche combattuto contro i «poteri forti», contrastandone il continuo condizionamento della vita politica. Facendo appello alla democrazia dei cittadini. Non a caso quindi convinto presidenzialista e fautore dell’ampliamento degli spazi di tutela dei diritti del cittadino. Su questi temi seppe confrontarsi a 360 gradi. Ottenendo non soltanto il consenso di tanti che ne hanno seguito il percorso e l’insegnamento ma anche il rispetto di chi dall’altra riva lo contrastava riconoscendone le evidenti qualità politiche.
Tatarella è stato un grande stratega, e la sua scomparsa, l’8 febbraio del 1999, ha lasciato un vuoto nella destra politica Italiana.
Molte delle difficoltà odierne, e delle innaturali divisioni di questi ultimi mesi con Pinuccio Tatarella di sicuro non sarebbero mai esistite.
Ricordarlo oggi vuol dire difendere le ragioni del bipolarismo, la politica delle due rive, rinunciare ad ambiguità e a confusioni. Tatarella avrebbe certamente considerato un reato politico utilizzare spazi politici e voti dell’area moderata per ridare una chance ad una sinistra strutturalmente perdente. Lui è sempre stato convinto che il 60%- 65% degli italiani si riconosca in un’area moderata. E anche oggi la situazione conferma questa analisi. Dividere questa vasta area, come accadde alle elezioni politiche del 1996, vorrebbe dire ridare alla sinistra strutturalmente perdente delle possibilità di rivincita. Fu proprio nel 1996 quando il centrodestra si presentò diviso che raggiunse, sommando il voto delle sue singole liste, il suo massimo consenso. Ma una sinistra minoritaria vinse proprio grazie a questa fratture.
L’armonia, la coesione del centrodestra, la coerenza dei principi fondamentali della destra senza mai cedere a nostalgismi sono le coordinate principali dell’azione di Pinuccio Tatarella.
Sono le stesse coordinate che tutta una comunità umana e politica che continua a fare riferimento a lui non intende tradire.
Pinuccio a Giorgio Gaber in cielo avrà risposto col suo sorriso che cos’è la destra lui lo sapeva bene.
E ce l’ha insegnato.
Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri
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