venerdì 4 febbraio 2011

LA GENERAZIONE INVISIBILE. Anticipò Fiuggi quando Fini ostacolava la svolta


di Fabio Rampelli*

Fonte: Pagina Facebook Fabio Rampelli

Nel Giorno della Memoria, del dolore e della vergogna, non poteva esserci spazio per analisi retrospettive. La Shoah andava ricordata con compostezza e nel raccoglimento. Ma oggi sì, oggi si deve dire forte e chiara la verità, perché quanto accaduto nella destra è parte integrante della storia d'Italia e rimarrà nella memoria collettiva. Ringraziare la generazione invisibile è un atto di giustizia 

Gianfranco Fini ha subìto la modernizzazione della destra

Non è stato Gianfranco Fini a portare la destra fuori dall'eredità del fascismo, lontano dalle insidie del neofascismo, al riparo dal negazionismo, dal razzismo, dalle discriminazioni nei confronti dei "diversi". Se vogliamo dirla tutta ci sono altre personalità importanti che, in maniera goffa, si affaticano a piegare alla propaganda qualunque iniziativa possa sdoganarne un passato imbarazzante. Ma lui è il caso più emblematico di un trasformismo strumentale che ha 'miracolosamente illuminato' una classe dirigente oscurantista. Affermare il contrario significa mistificare la realtà e consegnare ai “propilei” della vicenda italiana un racconto di fantasia. Fini si è accomodato, dopo tangentopoli, in una sceneggiatura già scritta per una destra che, sgretolatasi la Democrazia Cristiana, si indirizzava verso la naturale evoluzione moderata. Diciamolo con franchezza, a quel punto non è che ci volesse una scienza per capire il da farsi. Bisognava solo farlo bene, senza gettare tutto alle ortiche per ricostruirsi una verginità. Soprattutto, bisognava farlo davvero, declinando i vecchi valori nei nuovi scenari.

Confusione: tu volevi imbalsamare anche l'ultima più piccola emozione 

Il clima 'rivoluzionario' post-tangentopoli, come sempre accade, ha creato una grande confusione, ha consentito ai razzisti di confondersi nella folla, ai golpisti di nascondersi dietro ai lealisti, agli infiltrati dai servizi di mischiarsi con quelli che li volevano cacciare, a coloro che volevano “l'Italia come l'America latina” e tifavano per le dittature militari di dichiararsi convinti democratici, ai nostalgici incalliti di farsi scudo dei 'futuristi'. Del resto i temi elencati non si prestano a cambiare opinione dal giorno alla notte, con un'intervista a effetto, parlando da un palco e fingendo di essere nati il giorno prima. Anche se l'attuale presidente della Camera dei deputati ci avrebbe poi abituati a infiniti ripensamenti, sul valore della vita, sulla famiglia, sul rapporto immigrazione-integrazione, sulla giustizia, sul federalismo, sulla religione, sull'omosessualità... Magari qualche bravo giornalista innamorato del proprio mestiere potrebbe farsi venire voglia di esplorare meglio quelle ricostruzioni sommarie dettate dalla fretta. Ernesto Galli Della Loggia, Claudia Terracina, Giovanni Bianconi, Sandro Provvisionato, Adalberto Baldoni oppure qualche direttore di rango, Mario Sechi, Maurizio Belpietro... Per loro sono pronte le nostre testimonianze al fine di comporre finalmente il 'libro-verità' sulla destra.

La 'generazione invisibile''

Qui non c'è lo spazio per indagare a fondo, per fare i nomi, ma solo quello per ringraziare tardivamente la "generazione invisibile" che ha anticipato Fiuggi, anche sulle orme di quella destra eretica e minoritaria che, come un fiume carsico, ha attraversato la storia del nostro movimento fin dal secondo dopoguerra. Ha dato dignità culturale a quella che sarebbe diversamente stata la nascita di un mero prodotto commerciale per elettori e mass media, praticamente una 'svendita'. Finora nessuno l'ha fatto, perché il tema per i 'trasformisti' era la ricerca di protezioni e legittimazioni. Le consorterie cercavano di accalappiarsi il 'neofascista' di turno per avere cittadinanza nel nuovo corso, non si mettevano certo a fare distinguo culturali, non gliene importava un fico secco; il 'neofascista' spaurito cercava a sua volta la legittimazione di un 'protettore' che gli agevolasse la carriera. Ma dietro le quinte, oltre lo schermo televisivo che dava forma al 'nuovo', uno scontro feroce si era consumato nel silenzio. E aveva il suo spessore.
La "generazione invisibile" andò allo scontro con l'establishment perché odiava la violenza e il razzismo e riteneva che il fascismo si dovesse consegnare alla storia, senza più promiscuità.

Mille episodi di una battaglia solitaria, tra divieti, ostracismi e gelo

Sfidò i divieti e organizzò un'assemblea antirazzista in una sezione del Msi, con due attuali parlamentari del Pd, Roberto Giachetti ed Enrico Gasbarra e l'indimenticato don Luigi Di Liegro, allora direttore della Caritas diocesana. Varcarono la soglia di 'Colle Oppio', ritenuta una tra le più "pericolose" sedi della destra, segnando un fatto storico mai abbastanza celebrato. Sul filo dell'espulsione, dormì in tenda in un parco pubblico in solidarietà con un extracomunitario aggredito dai naziskin e coi naziskin sostenne uno scontro feroce, né protetta dal suo partito né, tantomeno, dalla sinistra.  Assumendo posizioni finalmente chiare e pagandole a caro prezzo.
Una storia disconosciuta, eppure drammaticamente vera. La “generazione invisibile” occupò la sede di un Centro per malati di Aids per difenderla da una protesta di scalmanati privi di carità che avevano scambiato l'Hiv per una peste contagiosa, i malati per dei paria. Alla testa dei facinorosi c'erano due futuri parlamentari del PdL. Riportò la destra studentesca all'interno de 'La Sapienza' dopo la cacciata del 16 marzo 1968, ma lo fece con la goliardia, la cultura, il dialogo, la pacificazione, la non-violenza, mentre altri incitavano all'uso delle armi e l'accusavano di codardia perchè non reagiva alle aggressioni degli ultra-comunisti. Puntavano a un'altra spirale di odio, ma sono rimasti delusi. Varò liste universitarie di coalizione, intitolate alla 'Comunità studentesca', accadeva cioè all'Università ciò che nella società si sarebbe verificato vent'anni dopo. Scontate furono le critiche, gli insulti, le accuse di tradimento che fioccarono dall'estabilishment per l'alleanza con ambienti cattolici. Consegnò, il 24 novembre del 1992, al Rabbino capo Elio Toaff, nel corso della cerimonia d'inaugurazione dell'anno accademico de 'La Sapienza', una lettera aperta alla Comunità ebraica con la quale si ripudiava senza appello il razzismo, si giudicavano un 'orrore' le leggi razziali del 1938, sfidando l'allora segretario del Msi Gianfranco Fini. Dieci anni più tardi avrebbe detto le stesse cose, in maniera più interessata e insincera. La prova? All'epoca nemmeno una telefonata d'incoraggiamento, solo un grande gelo. Lasciamo stare poi la scoperta di una possibile 'nonna ebrea' effettuata nelle ultime ore... Solo perchè a commentarla ci si metterebbe sullo stesso piano.Ha fondato il volontariato a destra, portando aiuti umanitari o costruendo opere in Croazia, Slovenia, Bosnia, Romania, Kosovo, Nigeria, Sahara occidentale, Argentina, Afghanistan, Congo, Sudan e volando in Israele per conoscere l'esperienza dei kibbutz.
Ha attraversato per trent'anni i viali del cimitero monumentale e reso omaggio ai 'figli d'Italia' che hanno costruito con il loro sacrificio la nostra nazione e composto la sua identità, facendo sosta davanti al muro degli ebrei deportati nei campi di sterminio, senza fare conferenze stampa.
Aveva tolto i busti del duce dalle sedi (o forse non li aveva mai messi) ben prima che lo imponesse la 'realpolitik', veniva definita con disprezzo 'demoproletaria' perché portava da mangiare agli indigenti, immigrati compresi, puliva il sedere ai ragazzini nei Centri estivi invece di indossare la mimetica ed esibire una mascella quadrata, aveva scoperto che non c'è solo la droga, ma ci sono anche i drogati e sono ragazzi innocenti la cui psicologia è bello indagare e comprendere, per recuperarli alla vita. Occorreva ripararli da slogan altisonanti e mortiferi, smetterla di criminalizzarli, saldarli con le Comunità terapeutiche per provare a ricostruirne la personalità. Promuoveva un'ecologia militante, spegneva gli incendi boschivi, bloccava le centrali nucleari, puliva le spiagge d'inverno, difendeva il verde dal cemento, tutelava il paesaggio, coltivava la bellezza delle 'città nuove' e studiava il modo per trasferirle nel Terzo millennio. Così bizzarra e solida da indirizzare poteri economici e lobbies verso gli interessi generali, senza piegarsi, da non trovarsi mai iscritta sul libro paga di qualcuno, dal saper fronteggiare consorterie irresistibili con la forza del progetto, delle idee, della fede. 

Sempre per sempre dalla stessa parte 

... Una generazione che è sempre stata dalla stessa parte l'ha sempre pensata allo stesso modo, senza attendere il colpo di falce del pool 'mani pulite' e oggi viene dipinta da Curzio Maltese, editorialista di Repubblica, "setta evoliana che inscena riti esoterici....". Troppo autentici questi ex-ragazzi, ora anche parlamentari, assessori, ministri, troppo scanzonati e troppo seri, forse pericolosi per la perseveranza con la quale alimentano i sogni, portandoli nel cuore del potere. Meglio chiuderli nel barattolo del folclore tanto caro a Corrado Guzzanti in “Fascisti su Marte”. Ciao Curzio, quando vuoi conoscerci siamo qui... Nessun rancore. E' stata la “generazione invisibile” a costruire la 'destra presentabile', Fini non c'entra. Anzi, se Fini non avesse avuto Pinuccio Tatarella probabilmente starebbe ancora avvolto nel suo impermeabile avana nelle ore diurne e indosserebbe l'orbace nelle rimpatriate dal 'federale'. Furono un nugolo d'intellettuali e un manipolo di temerari, inebriati dalla cultura del fare, i protagonisti di una rivoluzione antropologica che viene da lontano. Ma quelli che passavano da “Mussolini più grande statista del secolo” a Fiuggi in pochi minuti, dovevano liquidare la storia della destra in un colpo solo, per essere credibili nel loro pentimento. Erano incapaci di congiungerla con la non-violenza, l'integrazione, il rispetto per la persona, le etnie, le religioni, le tradizioni, la comprensione del “diverso da sé”, la solidarietà, la democrazia, l'economia sociale di mercato, l'ecologia e si apprestavano a distruggerla. Mentre si smontava l'dentità la generazione invisibile visitava le terre di bonifica, studiava l'E 42, si ricongiungeva con gli eroi a El Alamein, visitava Fiume e Pola, s'inchinava davanti alla foiba di Basovizza, s'arrampicava sui gradoni di Redipuglia, lì si sgolava nell'inno di Mameli, parlava dei 'ragazzi di Salò' almeno con lo stesso linguaggio di Luciano Violante e Francesco De Gregori.“Qui si fa l'Italia o si muore, dalla parte sbagliata, in una bella giornata, si muore”... Si può modernizzare, senza cancellare tutto.

Grazie ragazzi, protagonisti del XX secolo

Gianfranco Fini con questa storia non c'entra, è stato la faccia giusta capitata nel momento giusto e non ha mai avuto l'umiltà di un gesto disinteressato. Non ha emancipato la destra, non l'ha condotta verso il futuro, né saprà farlo adesso. E' ora di sfatare questo luogo comune. Mi dispiace per la sua nonna Navarra, ma lui è sempre stato così, alla ricerca dei colpi di teatro, incapace di travagli interiori. Grazie ragazzi, fossi la terza carica dello Stato non mi sarei dimenticato di voi, avrei trovato il modo, tra mille convegni inutili e noiosi nella sala della Lupa, di coniare una medaglia, istituire un premio oppure, in collaborazione con le Poste italiane, annullare un francobollo. Avrebbe avuto un'immagine di libertà e ci sarebbe stato scritto sotto “Alla generazione invisibile, protagonista del XX secolo”. 

 * parlamentare Popolo della Libertà



Sono comparsi in questo brano: Paolo Colli, Alessandro Vicinanza, Giovanni Blini, Francesco Quintiliani, Basilio Catanoso, Pier Paolo Terranova, Roberto Mele, Massimo Milani, Giampaolo Rossi, Ciro Maschio, Giovanni Alibrandi, Paolo Di Caro, Marco e Laura Marsilio, Marco Scurria, Gloria Sabatini, Salvo Pogliese, Corrado Buratti, Maria Grazia Stuarda, Francesco Gasperoni, Fabio Di Clemente, Giovambattista Spugna, Roberto Corona, Francesco Antonelli, Federico Mollicone, Giuseppe Pezzotti, Emanuela Rompi, Francesco Pristerà, Lalla, Stefano Giusti, Francesco Scarfì, Francesco Lollobrigida, Bibi, Gianluca Tigre, Luca Corsaletti, Luca Colonna, Nicola Procaccini, Camillo Scoyni e centinaia di altri preziosissimi semi-sconosciuti che hanno anticipato in modo chiassoso una silenziosa operazione trasformistica e altrettanti che gli stanno dando seguito.

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